Le Meraviglie della Sardegna secondo Alberto Angela – Parte 3

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Sardegna Isola che c’è: le Meraviglie secondo Alberto Angela – Parte 3

 

Ed arriviamo alla terza parte del viaggio-racconto del documentario Ulisse: Il Piacere della Scoperta di Alberto Angela.

La puntata, andata in onda Sabato 16 Aprile 2022, in Prima Serata sul canale TV di Rai 1, aveva come tema: Sardegna Isola che c’è, e nei precedenti due articoli abbiamo esaminato le prime 20 Meraviglie raccontate dal noto divulgatore storico-scientifico in maniera chiara, coincisa e coinvolgente:

 

Ripropongo il link per rivedere l’intera puntata su Rai Play

https://www.raiplay.it/video/2022/04/Ulisse-il-piacere-della-scoperta-Sardegna-isola-che-c-e-19cf7fe9-492b-4dcf-b90d-52b41c2461b6.html

 

 

 

 

Nuove 10 Meraviglie della Sardegna, protagonista in “Ulisse: il Piacere della Scoperta”

“Lo strano è proprio che un paese di roccia, anziché dare il senso della realtà, ci sembri fatto col tessuto impalpabile delle immaginazioni.”

(Guido Piovene).

 

Proseguiamo il racconto con altre 10 Meraviglie trattate in puntata, a partire dalla seconda ora di programma.

 

 

 

Meraviglia 21 – Terme di Fordongianus (OR) – Minuto 1:01:46

Le Terme di Fordongianus si trovano in provincia di Oristano lungo il fiume Tirso, a Fordongianus, che in epoca romana era la città di Forum Traiani.

Ogni città romana, grande o piccola che fosse, aveva almeno un impianto termale. Ma questo di Fordongianus lungo il Tirso ha qualcosa di unico perchè alimentato da acque che sgorgano, oggi come allora, a una temperatura di 54 gradi. Acque benefiche, curative, di cui godevano i soldati di stanza in questi territori.

Al centro dell’impianto sorgeva la “natatio”, la grande piscina coperta da una volta a botte dove confluivano le calde acque termali miscelate con acqua sorgiva più fredda.

Accanto alla piscina sorgeva il “ninfeo”, un luogo di culto in onore delle Ninfe, le divinità delle acque e di Esculapio, il dio della medicina.

Oggi l’acqua termale di Fordongianus, non solo alimenta impianti termali, ma anche 10 fontane del paese ed il riscaldamento invernale dei luoghi pubblici.

Un utilizo sapiente di un bene così prezioso.

 

Credit: Di Gianni Careddu – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39178289

 

 

 

Meraviglia 22 – Casa dell’atrio tetrastilo, Nora (CA)- Minuto 1:03:30

A Nora c’era una casa veramente straordinaria, la più grande di tutte, di 900 metri quadrati. Una casa così importante che addirittura poteva permettersi un portico e ad accoglierci c’era un corridoio che portava in un ambiente con quattro magnifiche colonne (vd. foto in basso), non a caso la dimora è stata chiamata “casa delle 4 colonne”, situato nel cuore di Nora, nella casa di una delle persone più potenti.

Le 4 colonne delimitano il famoso atrium con al centro una piccola vasca che raccoglieva la pioggia che cadeva attraverso l’apertura nel tetto, un classico nel mondo romano. L’acqua raccolta in quel tombino, la si poteva poi estrarre attraverso un pozzo.

L’atrium presenta un mosaico con un riquadro in cui è raffigurata Nereide con una sorta di velo che fluttua nell’aria e seduta su un mostro marino, forse un tritone. Non sappiamo chi abbia realizzato tutto questo, ma la sua firma è stata ritrovata anche in un mosaico romano a Cagliari.

Questa incredibile dimora di 900 mq aveva un’altra particolarità: percorrendo il corridoio e passando attraverso le stanze sicuramente decorate, si usciva su una grande e lunga terrazza che dava sulla rada che faceva immettere le navi di passaggio o in arrivo dentro il porto.

 

Credit: nora.beniculturali.unipd.it

 

 

 

Meraviglia 23 – Basilica di Saccargia, Codrongianus (SS) – Minuto 1:11:00

Molte cose in Sardegna appaiono come una visione, e della visione hanno il magnetismo, la potenza evocativa ed anche lo stupore. E’ il caso della più famosa chiesa medievale della Sardegna: la Santissima Trinità di Saccargia.

La Basilica appare innalzata al centro della piana di Codrongianus, in provincia di Sassari, con pietre di vari colori e un’alternanza di chiaro e scuro. Sul nome Saccargia si dibatte ancora oggi: potrebbe derivare da “area sacra”, quindi “sacraria”, oppure potrebbe derivare dalla leggenda di una vacca pezzata che ogni mattina veniva qui per offrire il latte ai monaci che si erano insediati, e vacca pezzata in sardo si dice “sa vacca arza”.

Di sicuro abbiamo dati più precisi che riguardano la storia. Nel 1116, il giudice Costantino I di Torres decise di ampliare il monastero per cui chiamò delle maestranze pisane che lavorarono a lungo ed il risultato non solo si vede negli esterni (foto in basso), ma soprattutto negli interni in un vero e proprio viaggio nel tempo e nell’arte. Ad accoglierci, varacando la porta, vi è un unico ambiente che riesce a fondere armonia, bellezza e sobrietà al tempo stesso. L’opera è infatti di vari architetti di scuola toscana che hanno costruito l’edificio su una chiesa preesistente. In fondo alla lunga navata vi è un affresco medievale che è la pittura murale di epoca Romanica più completa che possiamo osservare di tutta la Sardegna. Il portico con tetto a capanna è stato aggiunto a chiesa ultimata, e a realizzarlo nel XIII secolo non sono stati i pisani ma i lucchesi: sono state realizzate una serie di arcate, precisamente 7, con pilastri e colonne dalle decorazioni tipiche dell’epoca come foglie ritorte, ma anche degli animali, infatti si scorge una vacca accovacciata, forse in riferimento alla leggenda che avrebbe dato il nome alla Basilica ed al luogo. Luogo che appare quasi un miraggio, un’oasi in questa piana, ma all’epoca c’era un enorme monastero con 3 chiostri che si estevano sino alla strada per un’estensione notevole, ma poi tutto finì in abbandono probabilmente a causa della peste nel Seicento.

 

Credit: Visit-Saccargia.com

 

 

 

Meraviglia 24 – Tratalias (CI) – Minuto 1:16:19

La storia dell’abbandono si ripete in tanti luoghi della Sardegna e dell’Italia in generale, però c’è un luogo dove questo abbandono è veramente contrastato e combatutto dalla volontà e dell’abilità di una donna.

“Ci sono strade vuote che in passato si riempivano di voci, di rumori, di emozioni: Tratalias, oggi un borgo fantasma nel Sulcis, un tempo pulsava di vita”. Poi la sorte si accanisce contro il piccolo borgo: le acque di un lago artificiale si infiltrano nelle case rendendole inagibili e gli abitanti sono costretti a trasferirsi in un paese vicino.

C’è però un filo di congiunzione tra il vecchio ed il nuovo Tratalias, è l’opera di una donna che in una delle case tipiche del borgo, ha realizzato il cosiddetto “presepe trataliese”, ossia una ricostruzione in scala della vita agropastorale nel Sulcis nel 1800.

Maddalena Zara, artigiana: “Mi è venuta l’idea di realizzare un presepe perchè il Natale è la festa che più mi trasmette qualche cosa, è una festa legata alla famiglia, ed il mio desiderio era realizzarlo con le mie stesse mani; la passione mi ha portato a realizzare vari tipi di mestieri che abbinati alle stagioni si facevano all’interno di questo piccolo bordo del 1200. Mi ci sono voluti circa 10 anni, è tutto realizzato a mano ed i tessuti sono i tessuti che si usavano allora. Quello che ho voluto rappresentare sono proprio legati ai racconti che ho sentito fare agli anziani del paese”.

 

Credit: ChieseRomanicheSardegna.it

 

 

 

Meraviglia 25 – Bastioni di Alghero (SS) – Minuto 1:18:06

Una volta di più la Sardegna si presenta come un piccolo continente diverso da tutto e da tutti. Così, quando si passeggia lungo i bastioni di Alghero circondati dalla storia, si è proiettati nel Cinquecento. Qui è venuto anche l’Imperatore Carlo V che rimase impressionato da questi bastioni; egli ha definito la torre più imponente come bella e solida, ma tutto questo in realtà risale ad un’epoca precedente. Un’epoca in cui si vedeva la contesa di questa isola tra pisani e genovesi.

Questi bastioni infatti sono stati innalzati a metà del Duecento dalla famiglia genovese dei Doria, però anceh in questo caso, andando nei vicoli della parte vecchia di Alghero, l’ “alghè veia” coem viene definita dagli abitanti locali, troveremo poche testimonianze di questa epoca perchè tutto rimanda ad un’altra storia.

 

 

 

Meraviglia 26 – L’identità catalana di Alghero – Minuto 1:19:00

Nelle facciate dei palazzi, tra le bifore e i portali murati, nel dedalo di stradine, si cela la vera identità di Alghero: quella catalana.

Alghero ha mantenuto vivo il suo passato tanto da essere definita la “piccola Barcellona”. Anche la lingua che si parla qui è una variante del catalano, che convive assieme al sardo e all’italiano e che ci riporta a un’epoca in cui, nel 1354, Alghero fece parte per un secolo della corona catalano-aragonese.

Chiedendosi l’origine della bandiera sarda, con i quattro mori e la croce di San Giorgio, tutto sarebbe legato alle vicende belliche degli aragonesi, con le quattro teste che rappresenterebbero le quattro vittorie conseguite in Spagna contro gli invasori mori.

 

 

 

 

Meraviglia 27 – Eleonora d’Arborea e la Carta de Logu – Minuto 1:20:00

Per il popolo sardo in realtà questa bandiera ha un altro significato e rappresenta i 4 giudicati, cioè quattro stati autonomi e indipendente che in un’epoca che va più o meno da quella di Carlo Magno al Rinascimento, cioè dal IX al XV secolo, governarono in modo autonomo la Sardegna difendendola dalle continue incursioni e invasioni dei mori. Uno di questi 4 giudicati, il giudicato di Arborea, ci parla di un ordinamento giuridico davvero rivoluzionario e soprattutto di una donna indissolubilmente legata alla storia della Sardegna e molto molto cara ai sardi.

Michela Murgia (scrittrice): “Eleonora d’Arborea (1347 circa – 1403) è una figura straordinariamente amata in Sardegna, tanto che il suo nome è il più diffuso tra le bambine. La ragione è la sua saggezza nell’amministrare; per vicende rocambolesche si trova ad essere giudicessa di un territorio che non le competerebbe perchè il giudice è suo marito che però si trova in carcere. E suo figlio è troppo piccolo per cui si trova in quell’intercapedine tra due maschi, ed una donna diventa capo di un territorio. E lo amministra con una saggezza talmente leggendaria da diventare eroina nazionale. Eredita un codice di leggi molto importante, la Carta De Logu, considerata una delle prime costituzioni europee, però ci mette del suo e fa delle leggi che tutt’oggi possono essere considerate moderne. Per esempio nel caso dello stupro, lei vieta i matrimoni riparatori a meno che non sia lei a volerli. Toglie agli uomini il diritto a decidere cosa succede a una donna dopo che ha subito violenza, e se la donna rifiuta l’uomo risponde penalmente di quello che ha fatto […]”.

 

Credit:Paolo Brai

 

 

 

Meraviglia 28 – Abiti sardi tradizionali – Minuto 1:25:00

Nella storia della Sardegna, sono state tante le dominazioni e ognuna ha lasciato qualcosa, nella lingua, nei piatti, nella tradizione, soprattutto negli abiti tradizionali, in quelli delle donne.

Un’esplosione di colori e di forme, un caleidoscopio di ricami e di gioielli: gli abiti e i gioielli sardi sono la somma dei tanti segni lasciate dalle culture che si sono alternate in Sardegna. Colori e stili diversi che ci parlano di un’isola misteriosa e affascinante. L’antico abito sardo scandiva i diversi momenti della vita: semplice quello quotidiano, sfarzoso quello nuziale, sobrio e severo nei momenti del lutto. Oggi, anche se l’abito tradizionale è indossato solo per particolari ricorrenze, vi sono in Sardegna alcuni maestri artigiani che mantengono viva l’arte senza tempo del cucito e del ricamo.

Giuseppe Piroddu (ricamatore): “La vera maestria del ricamo è: la mano di sotto la chiamano cieca perchè lavora senza vedere ed è quella che guida il ricamo”.

 

Credit: Luca Picciau

 

 

 

Meraviglia 29 – Gioielli sardi tradizionali – Minuto 1:26:00

Abiti come opere d’arte, così come i gioielli, frutto di intrecci di sottili fili d’oro e d’argento.

La lavorazione è identica a quella dei gioielli fenici rinvenuti a Caralis, l’antica Cagliari, o a Nora o Tharros. Come i bottoni a doppia calotta ispirati al seno femminile che riporta al mito di Tanit, dea fenicia della fertilità, o come la fede sarda, un gioiello amato per il valore simbolico e la bellezza della filigrana interamente lavorata a mano dai maestri orafi. Un capolavoro di precisione e armonia ottenuto unendo microsfere che richiamano i chicchi di grano, segno di prosperità per i futuri sposi.

 

Credit: FedeSarda.it

 

 

 

Meraviglia 30 – Asinara – Minuto 1:27:30

C’è un’isola in Sardegna il cui nome evoca tanti pensieri e raccontarla significa ripercorrere una vasta gamma di contrasti, sia della sua storia che della sua geografia. In effetti la mitologia ci dice che fu proprio Ercole a crearla: prese la parte più settentrionale della Sardegna e la strinse con una morsa potente, strappando un’isola dalla penisola di Nurra. La sua presa fu talmente potente che le dita lasciarono delle profonde impronte, che oggi si vedono e sono tre profonde insenature. I Romani in riferimento alle origini dell’isola legate secondo la mitologia a Ercole, la chiamarono Herculis Insula, per poi cambiare il nome perchè avevano visto quanto fossero sinuose le sue coste in Sinuaria, nome poi storpiato nel tempo diventando Asinara. Il suo nome non deriva quindi dalla presenza degli asini che qui ci sono, ma dalla conformazione delle sue coste e anceh dalla sua storia.

E’ un luogo dove siete avvolti dal silenzio rotto solo dal vento e qui la natura vi circonda con la sua straordinaria e travolgente bellezza. Però questo è stato anche un luogo di espiazione: qui sono stati imprigionati alcuni dei più pericolosi criminali d’Italia. Questa sorta di Alcatraz italiana ha avuto poi una nuova vita trasformandosi in Parco Nazionale tra i più belli del mondo. E qui ora è tutto tutelato, è persino proibito fumare. A colpire è la quasi totale assenza di alberi, tagliati o bruciati sin dall’inizio del secolo scorso dall’amministrazione penitenziaria per meglio controllare detenuti e potenziali fuggiaschi. Resta una variegata macchia mediterranea dove spicca l’euforbia, considerata una sorta di semaforo dell’isola in quanto i colori rossi, giallo e verde dei cespugli scandiscono il ritmo delle stagioni. Ci sono anche tanti cavalli e migliaia di volatili anche rari, come il gabbiano corso. 110 km di costa dell’isola, piena di calette ed insenature.

 

 

 

 

 

Ed arrivati a conclusione di questa carrellata di altre 10 meraviglie, considerando i 2 precedenti articoli, siamo arrivati a ben 30 totali.

E non è finita qui, appuntamento al prossimo fine settimana!

 

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Giulio Sacripanti

 

 

 

 

 

 

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