Le Meraviglie della Sardegna secondo Alberto Angela – Parte 2

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Sardegna Isola che c’è: le Meraviglie secondo Alberto Angela – Parte 2

 

Ed eccoci alla seconda parte del viaggio-racconto del documentario Ulisse: Il Piacere della Scoperta di Alberto Angela, andato in onda Sabato 16 Aprile 2022, in Prima Serata sul canale TV di Rai 1.

Il tema della puntata era: Sardegna Isola che c’è, e nello scorso articolo abbiamo esaminato le prime 10 Meraviglie magistralmente raccontate dal noto divulgatore storico-scientifico:

 

Questo invece il link per rivedere l’intera puntata su Rai Play

https://www.raiplay.it/video/2022/04/Ulisse-il-piacere-della-scoperta-Sardegna-isola-che-c-e-19cf7fe9-492b-4dcf-b90d-52b41c2461b6.html

 

 

 

 

Altre 10 Meraviglie della Sardegna, protagonista in “Ulisse: il Piacere della Scoperta”

“Ancora una volta la Sardegna è un’altra cosa: è come la libertà stessa”.

 

E continuiamo il nostro viaggio con altre 10 Meraviglie trattate in puntata, a partire dalla seconda mezz’ora.

 

 

 

Meraviglia 11 – Pranu Muttedu, Goni (SU) – Minuto 33:04

Per la civiltà della Sardegna pre-nuragica, la morte probabilmente non era la fine di tutto, ma era una forma di passaggio verso un’altra vita e ne abbiamo una prova in questo luogo: Pranu Muttedu, ad una mezz’ora circa da Cagliari. Questo è uno dei luoghi più importanti non solo per la storia antica della Sardegna, ma anche d’Italia, ed è un sito importante per l’Europa. E’ un’area sacra e funeraria di grande rilevanza per chi viveva qui 5.000-6.000 anni fa nel tardo Neolitico, e le popolazioni locali avevano eretto dei menhir, delle pietre conficcate, e ne sono rimasti 20, tutti allineati, frutto di una religione o tradizioni che noi non conosciamo più.

Perchè sono stati conficcati questi menhir tutti in fila? Ci sono tante ipotesi: una è che questi blocchi rappresentano i confini di un’area sacra che abbracciano qualcos’altro; oppure sono siumboliu fallici legati alla fertilità, soprattutto per una società molto dedita all’agricoltura e alla pastorizia; oppure ancora potrebbero essere statue stilizzate rappresnetanti persone importanti o dei clan.

Il parco archeologico di Pranu Muttedu è stato chiamato anche la Stonehenge della Sardegna, ma in realtà questo nostro sito è molto più antico di Stonehenge, e se si guardano queste tombe monumentali dall’alto, ci si accorge dell’incredibile testimonianza del Megalitismo.

 

Credit: Wikipedia

 

 

 

Meraviglia 12 – Maschere sarde – Minuto 37:55

Sappiamo praticamente nulla del mondo svanito in epoca pre-nuragica, non è da escludere però che nelle loro vite quotidiane ci fossero delle cose che possiamo intuire: danze, riti, magari anche travestiti da animali.

Pelli di pecora come vesti, maschere di legno o cuoio sul volto, pesanti campanacci legati sulla schiena che suonano ritmicamente. Mistero e paura, l’atmosfera delle feste popolari in Sardegna riprende antiche tradizioni e riti ancestrali. Come quelli in onore del dio Dioniso che celebravano la fine dell’inverno e servivano a ingraziarsi la terra e a richiamare l’acqua nei periodi di siccità.

Le feste erano anche cruente e si celebravano sacrifici e riti orgiastici. Gli uomini si mascheravano con teste caprine, si danzava in maniera convulsa, si beveva vino.

In tante feste tradizionali in Sardegna, come ad esempio il Carnevale, riecheggiano tante voci e tanti fotogrammi di questo lontano passato perduto per sempre.

 

Credit: Mirko Macari

 

 

 

Meraviglia 13 – La Sartiglia di Oristano – Minuto 39:35

A Oristano, di martedì grasso, si svolge un rito tra i più antichi, probabilmente legato alla fertilità: la Sartiglia, una delle manifestazioni equestri più spettacolari e coreografiche.

Il personaggio principale è il Re della Sartiglia: Su Componidori, colui che per primo fra gli altri cavalieri, indossando una maschera assessuata e senza espressione, deve provare a centrare con una lancia, una stella forata sospesa ad una certa altezza. La corsa si sussegue per ore lungo due strade principali coperte di quintali di sabbia.

La Sartiglia è un vero e proprio spettacolo teatrale, con il suo spazio scenico, i suoi attori e spettatori.

 

Credit: Giacomo Altamira

 

 

 

Meraviglia 14 – Santu Antine – Minuto 41:10

Per i sardi la pietra vuol dire memoria, perché di pietra sono i segni dell’antichissima civiltà nuragica che abbraccia un tempo di circa 1000 anni, compreso tra l’Età del Bronzo e la prima Età del Ferro.

Quando si arriva nel complesso monumentale di Santu Antine, con il suo impressionante nuraghe ed il villaggio che lo circonda, il passato di questa terra, riaffiora in tutta la sua straordinaria grandezza.

Il primo pensiero che in genere si formula di fronte ad un nuraghe è che non esiste altrove qualcosa di simile, soprattutto così numeroso, concentrato in una singola area e disteso tutto in un territorio così vasto; e poi la domanda che ci si pone è: a cosa servivano queste strutture?

Sono state formulate tante ipotesi, si è pensato a strutture difensive, una sorta di castello-fortezza, si è pensato a delle abitazioni di sacerdoti o capi militari, si è pensato a dei luoghi di culto o anche a delle tombe per degli eroi e in realtà bisogna dire che può essere tutto questo messo assieme.

Queste strutture hanno cambiato funzione nel corso delle generazioni e dei secoli, e quando ci si trova all’interno di un nuraghe come quello di Santu Antine, capiamo che era abitato perché ci sono dei corridoi e delle sale: non è da escludere che molti nuraghi avessero la funzione di palazzo del potere, e quello di Santu Antine era un luogo polifunzionale con caratteristiche difensive. Sono anche stati fatti degli scavi e si è visto che ci sono delle fondamenta molto stabili, ed un sistema idraulico capace di captare l’acqua ma anche di far andare via quella in eccesso.

Nel complesso di Santu Antine si trova un pozzo, il quale non aveva solo la funzione di approvvigionamento di acqua ma era anche centro rituale. Dentro questo pozzo è stato rinvenuto un vaso probabilmente messo sul fondo del pozzo durante i riti di fondazione dell’uso dello stesso e tutto questo ci rimanda all’affascinante mondo dei culti dell’acqua e non solo.

Il Nuraghe di Santu Antine è stato edificato circa 3600-3500 anni fa ed i blocchi attualmente si trovano nella stessa posizione di allora: si tratta di blocchi di basalto ed alcuni pesano circa 40 quintali, trascinati dalla cava probabilmente con l’aiuto di animali e poi con delle rampe magari fatte con della terra battuta e venivano messi ogni volta ad un livello superiore; sono stati messi a secco e per fissarli ci sono delle pomici, cioè delle pietre più leggere che venivano come inzuppate per mantenere più stabile la struttura. Il complesso di Santu Antine è stato edificato in 5-6 anni, un tempo brevissimo, e non sono stati usati degli schiavi, infatti vi ha lavorato tutta una comunità, un’intera società che operava, tutti concentrati sullo stesso obiettivo.

Strutture costruite così tanti anni fa e che sono ancora in piedi, fanno capire quanto fossero abili nel costruire qualcosa che ancora oggi stupisce e che fa porre delle domande. L’ambiente centrale della torre di Santu Antine è alto 8 metri ed è costituito da degli anelli concentrici di blocchi che via via si restringono andando verso l’alto e tutto è rimasto come allora. Si vedono ancora molto bene dei segni di pittura e questo significa che le pareti erano dipinte; poi c’erano dei pannelli di sughero, forse usati per coibentare, e per salire ai piani superiori c’erano delle scale forse di legno o di corda. Sono tante le cose che non sappiamo ma possiamo usare questa struttura come la proiezione di questa civiltà. Non conosciamo la lingua ma quello che emerge è una unicità di questa struttura.

La civiltà nuragica ha costruito qualcosa che si sarebbe vista 2000-2500 anni dopo.

 

Credit: Wikipedia

 

 

 

Meraviglia 15 – Pozzo Santa Cristina, Paulilatino (OR) – Minuto 44:30

I pozzi sacri sono un tratto distintivo dell’archeologia sarda, l’acqua è un bene conteso e prezioso, una risorsa e una minaccia. Dei circa 40 pozzi sacri presenti sull’isola, il più noto è quello del Santuario di Santa Cristina nel comune di Paulilatino, Oristano.

Un tempio a pozzo, abbracciato da un recinto a forma di serratura a sua volta circondato da un altro di forma ellittica. Un vero gioiello dalle geometrie suggestive.

Un vestibolo, dove probabilmente si svolgevano cerimonie religiose, conduce ad una scala di 25 gradini che si restringono verso il basso. L’effetto è quello di una scala rovesciata, ed in fondo alla cella si trova il pozzo vero e proprio e l’acqua proviene da una falda perenne.

Un curioso fenomeno si verifica due volte all’anno in occasione degli equinozi: a marzo e a settembre il sole a perpendicolo entra nel foro della cupola di copertura e si riflette sull’acqua proiettando l’ombra rovesciata di chiunque percorra i gradini che conducono al pozzo.

Ancora una volta il paesaggio sardo rivela sorprese di grande impatto visivo.

 

Credit: Sardegna Turismo

 

 

 

Meraviglia 16 – Tombe dei Giganti e Guerrieri ed Eroi di Monte Prama – Minuto 48:28

Nella pietra è scritta la sceneggiatura della civiltà nuragica e il film che ne è scaturito ci restituisce una scenografia di grande impatto visivo, con dei protagonisti che starebbero bene in un kolossal.

I nuraghi sono le quinte di un palcoscenico sardo e al cambio di scena eccoci di fronte le Tombe dei Giganti, così chiamate perché nell’immaginario popolare, si trattava di tombe destinate ad un solo individuo, e per questa ragione si credeva ci fosse sepolto un essere gigante.

In realtà sappiamo che erano sepolture collettive probabilmente destinare alle élite.

Ma nessuna potenza è paragonabile a quella emanata dalle statue a tutto tondo dei Guerrieri ed Eroi di Monte Prama: pugili, guerrieri, arcieri dai dettagli sbalorditivi. La resa degli occhi circolari in alcune statue, ha suggerito agli studiosi che si tratta in realtà di una maschera. Eroi mascherati dunque con un’espressione tanto inaccessibile quanto vulnerabile, che avranno di certo combattuto con valore non senza conoscere la paura.

 

Credit: Il Manifesto

 

 

 

Meraviglia 17 – Orgosolo ed i suoi murales – Minuto 53:22

La civiltà nuragica, ma anche la storia della Sardegna, è stata rappresentata molto bene sulle mura di una città della Barbagia. Centinaia e centinaia di dipinti murali rivestono un paese: Orgosolo, una scenografia a cielo aperto che stupisce. Su quei muri scorre la storia, tutta la storia, non solo quella della Sardegna.

Accanto alle rivendicazioni politiche e sociali sarde sono rappresentati le torri gemelle in fiamme, il dolore degli Indiani d’America, la rivoluzione francese, il coraggio di uno studente in piazza Tienanmen a Pechino.

Tutto comincia nel 1969 quando lo stato decide di sequestrare dei pascoli vicino ad Orgosolo, per farne dei campi da tiro ad uso militare. La popolazione insorge in una rivolta pacifica e alcuni giovani del posto realizzano dei manifesti di denuncia. È l’inizio di un racconto per immagini che nei successivi decenni ha appassionato artisti orgolesi e stranieri e anche tutti gli abitanti del paese, che accettando di mettere a disposizione i muri delle case in cui vivono, hanno di fatto voluto che ogni murales fosse dipinto sul loro stesso cuore.

 

Credit: Italia.it

 

 

 

Meraviglia 18 – Brigata Sassari – Minuto 54:51

Alla fine del secondo millennio Avanti Cristo, all’improvviso, le popolazioni dell’isola smettono di costruire i nuraghi e non sappiamo il perché, ma sappiamo che poi per molti anni il Nuraghe viene ossessivamente riprodotto in miniatura

Gli abitanti della Sardegna avevano interiorizzato il Nuraghe come simbolo di appartenenza della propria cultura, un modo per dire “noi siamo i figli di chi ha costruito i nuraghi”, orgoglio che riecheggia ancora oggi in tutti i sardi e persino nell’inno della valorosa Brigata Sassari, un corpo militare composto da soldati reclutati esclusivamente in Sardegna.

 

 

 

 

Meraviglia 19 – Nora, la città fenicio-punica (CA) – Minuto 57:41

Su una baia compresa tra due promontori, la punta del serpente e la punta del coltellazzo, ha inizio la nostra storia della città di Nora.

Quello che si vede oggi è soprattutto una città nota dell’Impero Romano ma in realtà ha delle origini antichissime.

La città ha cominciato a prendere forma nel modo in cui vediamo nel 500 A.C. con la civiltà dei Punici, Cartaginesi, i quali quando vennero qui cominciarono a costruire strade, case, templi e i Romani che vennero dopo hanno utilizzato questo stesso impianto e hanno utilizzato persino le stesse tecniche dei Cartaginesi per costruire le case, il famoso Opus Africanum, cioè delle pietre grandi e squadrate che servono da sostegno alle pareti e quelle più piccole fanno solo da riempimento.

In realtà gli archeologi hanno trovato qualcosa di ancora più prezioso che si trova ora nel Museo Nazionale di Cagliari ed è la Stele di Nora, una lastra di pietra datata intorno all’800 A.C. con incisa un’iscrizione in alfabeto fenicio, ed è una delle più antiche iscrizioni in questa lingua ritrovate in Occidente. L’interpretazione della stele è ancora controversa, su una cosa però sembrano concordare tutti gli studiosi: nella terza riga sono incise le lettere S R D N, si legge Scierden e vuol dire Sardegna. Per la prima volta nella storia compare questo nome.

Nel 238 A.C. Nora viene conquistata dai Romani e conosce secoli di prosperità nonchè rotta importante per i commerci, ma poi con la caduta dell’Impero Romano perde importanza sino a che nell’Ottavo Secolo D.C. la città viene ricoperta da una distesa di grando che arriva sino alla punta del serpente.

 

 

 

 

Meraviglia 20 – Teatro Romano di Nora – Minuto 59:59

Dalle spighe di grano ad emergere era un anello superiore di un edificio che era un teatro. Nel 1952 gli archeologi hanno cominciato uno scavo sistematico e a comparire ai loro occhi è stata un’intera città con un teatro che è un vero gioiello perchè è l’unico teatro romano conosciuto di tutta la Sardegna. Realizzato nel 40 D.C. ed ha 11 file ma probabilmente ne conteneva altre 6 per un totale di 1100-1200 spettatori.

Lo spazio semi-circolare che ospitava le danze ed il coro è decorato con un pavimento in mosaico e lastre di marmo frutto di un lunghissimo restauro; i materiali preziosi del rivestimento vennero saccheggiati poi nel corso dei secoli.

 

Credit:nora.beniculturali.unipd.it

 

 

 

 

Concludiamo questo secondo articolo con altre 10 Meraviglie e, appuntamento al terzo articolo con il proseguo del racconto.

 

Come sempre, ecco i nostri contatti per ogni domanda o curiosità su queste 20 meraviglie viste assieme oggi e la settimana scorsa.

 

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Giulio Sacripanti

 

 

 

 

 

 

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