Le 3 Migliori Escursioni da Fare nella Penisola del Sinis

Penisola del Sinis
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Le 3 Migliori Escursioni da fare nella Penisola del Sinis

 

La penisola del Sinis rappresenta una Sardegna diversa, una Sardegna più selvaggia e dove la natura fa veramente da padrona. In questa zona ad ovest della Sardegna si trovano importanti reperti archeologici, una Area Marina Protetta e anche una eccellente tradizione culinaria legata alla pesca.

 

Il centro più importanti della Penisola del Sinis è Oristano,  comune con poco più di 32.000 abitanti e con una storia antica, legata al Giudicato di Arborea. Molto conosciuta anche Cabras, con il 20% del suo territorio occupato dall’omonimo stagno, considerato uno dei più grandi d’Europa.

 

Cosa vedere nella Penisola del Sinis? Quali posti visitare per conoscere questa parte della Sardegna? Qui abbiamo raccolto tre idee che permettono di  avere un ampia idea di questa particolare e affascinante regione della Sardegna.

 

 

1° escursione: Lo stagno di Cabras e il mare della Penisola del Sinis

 

Lo stagno di Cabras sta vicino al paese e si estende per circa 2000 ettari, che sommati a quelli delle piccoli specchi d’acqua limitrofi, fanno sì che lo stagno raggiunga una superficie di circa 3500 ettari, riconosciuti dal trattato di Ramsar (che regolamenta le zone umide).

 

Si può accedere allo stagno attraverso diverse strade sterrate. Lo stagno ha le rive orlate di canneti e ospita una grande quantità di pesci pregiati (muggini, spigole, orate, anguille e capitoni).

 

Lo stagno è alimentato da acque dolci e salate e ospita anche un’enorme quantità di uccelli, facendo sì che questo diventi punto di interesse anche per gli appassionati di birdwatching. La quantità di uccelli presenti è tale che la LIPU (Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli) ha aperto una stazione ornitologica nella zona.

 

Un’attrazione di grande interesse etnografico è il fassone, l’imbarcazione caratteristica dello stagno, fatta con l’intreccio di erbe palustri.

 

Dopo aver visitato lo stagno, ci si può fermare ad assaggiare la famosa e pregiata bottarga di muggine. Ci sono diversi ristoranti che offrono menu basati sulle specialità ittiche del posto.

 

Dopo pranzo si può andare a visitare la spiaggia di Is Arenas. In sardo “arenas” vuol dire sabbie; e questo nome deriva dal fatto che prima lì c’era un’ampia distesa di dune di circa 700 ettari – poi oggetto di rimboschimento per salvaguardare l’entroterra. Comunque, tra Is Ariscas e Is Ariscas Bellas ci sono ancora un paio di duna che sfiorano i 70 m.

 

Per chiudere in bellezza, si prosegue per la spiaggia di “S’Archittu” (piccolo arco in sardo). Il nome è dovuto ad un piccolo arco di roccia naturale, raggiungibile a piedi. L’arco è alto 15 m e giovani e meno giovani usano tuffarsi da lì (nel 2011 è stato sede del Campionato Mondiale di tuffi dalle grandi altezze).

 

 

2° escursione: Reperti archeologici e storia

 

Si racconta che Oristano sia diventato un centro importante intorno al 1070, quando vi fu trasferita la sede vescovile da Tharros, allora decandente. Ma sembra il motivo fosse anche la maggior sicurezza che offriva l’ubicazione di Oristano – dietro la biforcazione del fiume Tirso – visto che Tharros soffriva costantemente incursioni da parte dei saraceni.

 

Le rovine di Tharros sono tutt’ora un punto di grande attrazione turistica. Questa città punico-romana si trova sul promontorio di Capo San Marco e fu fondata dai fenici nel VIII sec.a.C. A parte la sua stessa bellezza, anche la sua posizione geografica dona ulteriore fascino a questo sito di importanza storica.

 

Da Tharros si prosegue verso Nuraghe Losa. Si trova nel comune di Abbasanta ed è uno dei reperti nuragici meglio conservati. Il sito era già oggetto di scavi fin dalla fine dell’Ottocento.

 

Si trova a 300 m s.l.m. circa ed è ben visibile mentre si percorre la SS 131 Cagliari-Sassari. Il complesso nuragico è interamente costruito con grossi blocchi di basalto ed è risalente all’età del bronzo (XV-XIV a.C.). E’ composto da una torre principale e altre 3 torri, unite tra di loro dalla muratura esterna.

 

A circa 10 km dal Nuraghe Losa si trova il complesso nuragico e pozzo di Santa Cristina, altro importante sito di interesse, considerato uno dei più belli esempi di raffinata tecnica edilizia per i locali di culto, del periodo nuragico.

 

 

3° escursione: Area Marina Protetta Penisola del Sinis – Isola del Mal di Ventre

 

Un’area Marina Protetta ha già, di per se, fascino. Quella della Penisola del Sinis ha anche quel mistero in più con la particolarità dell’isola del Mal di Ventre.

 

La particolarità viene già dal suo nome.  Mal di Ventre è un nome che è deriva da una falsa traduzione dal sardo. L’isola veniva chiamata l’isola del “Malu Entu” in dialetto sardo, cioè, del vento cattivo, che vocalmente può assomigliare a mal di ventre.

 

Si possono scegliere tra diversi mezzi per effettuare la visita dell’isola, tra gommoni e gite organizzate dai vari operatori turistici della zona. L’isola di Mal di Ventre è una piatta distesa granitica di circa 80 ettari, dove l’altezza massima è di 18 metri. L’isola si trova a circa 4 miglia e mezza dalla costa.

 

L’isola è ricoperta da macchia mediterranea composta da rosmarino, tamerici, cisto e lentischio. E’  popolata principalmente da conigli selvatici e visitata da molti uccelli migratori. Si dice che un tempo vi si trovasse anche la foca monaca.

 

L’isola è completamente disabitata ed è vivamente consigliato non esagerare nel portare oggetti non necessari, ma assolutamente non dimenticare ombrelloni e riserve di acqua.

 

Il versante occidentale presenta una scogliera, mentre quello orientale ha numerose piccole spiagge.

 

 

Dove alloggiare nella Penisola del Sinis:

 

Golf Hotel Is Arenas – Resort 5 stelle a 400 m dalla spiaggia e immerse in 700 ettari di pineta. Al suo interno,quello che è considerato “il migliorpercorso italiano” di golf.

 

Hotel Is Benas Country Lodge – Resort 4stelle con architettura stile country inglese,  situate nelle champagne incontaminate a San Vero Milis.

 

 

Ana Maria Vasconcellos

 

Photo credits:

@harriersp

@mauroatzeni

@lupixedda

 

 

 

 

 

 

 

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